Una vicentina (e cittadina del mondo) ha portato i valori sul tavolo del G20. Integrità, solidarietà e condivisione, iniziativa imprenditoriale, educazione e occupazione. Questi i tre temi su cui si è sviluppato il lavoro del gruppo di engagement V20, guidato in quest’occasione da Marisa Faccio e Stefano Petti. Il padre di Faccio era il medico condotto di Velo D’Astico e tutti i suoi fratelli sono nati a Vicenza; lei, però, aveva fretta di venire alla luce e si è “fermata” a Thiene. Da lì, poi, gli studi nel Regno Unito e le specializzazioni negli Usa dove, nel 2004, quando il coaching era agli albori, ha trovato il suo mondo. Conclusa l’esperienza legata al G20, ora V20 si sta occupando della gara Esg, che vedrà il prossimo 15 ottobre 2 startup italiane gareggiare con altre giovani realtà europee.
Sintetizzando molto, V20 (che sta per “Values 20”), riunisce una comunità globale di esperti, studiosi, professionisti e sostenitori di politiche incentrate sul tema dei valori che contribuiscono alle discussioni del G20 e G7. Le raccomandazioni studiate dal tavolo di confronto avviato a febbraio, sono state presentate alla presidenza del G20 prima del vertice finale delle scorse settimane. Non una responsabilità da poco: «Per fortuna non te ne rendi conto quando prendi in mano l’incarico, perché quando inizi a entrare nel ruolo, prendi coscienza della portata e della responsabilità che ti sei assunto - scherza, ma non troppo, Faccio - Lavori con le istituzioni, intese come interfaccia politica, che non è un mondo che mi era familiare. Io conosco beni i pianeti del business e quello della scuola. E poi quello valoriale, che mi ha sempre caratterizzata. Io e il mio gruppo, per esempio, abbiamo creato per l’Italia dei tool che permettono di capire il match di valori tra due aziende e quali siano i problemi da superare in vista di una fusione. Da lì, è partita la mia esperienza con V20». È stata una sfida: «Lavorare a livello di G20 significa in definitiva parlare con il mondo intero e lo stesso valore viene declinato diversamente a seconda della cultura con cui ci si relaziona. Non è solo questo ma è anche necessario cercare un territorio comune con professionisti di mondi diversissimi, quello politico, quello accademico e quello imprenditoriale. Il nostro compito, quest’anno, è stato proprio quello di concretizzare i valori, impossibile senza le aziende. Anche per questo durante il G20 è stata evidente una spinta verso il multilateralismo. È stata un’esperienza davvero intensa, arricchente. Arrivo a dire che una volta è più che sufficiente, anche considerato che essere in due, con il co-chair Stefano Petti, è stato un punto fondamentale».
Valori e politica sembrano parole inconciliabili, ma metterle insieme è proprio una parte del lavoro di V20: «Abbiamo calato i valori e le raccomandazioni nella realtà del G20, traducendo concretamente concetti che spesso rischiano di restare filosofici. Non c’è parte del mondo in cui entrepreneurship, employnent ed education non siano temi fondamentali, anche Indonesia, India e Brasile dove V20 proseguirà».
Il lavoro di V20, intanto, si è concretizzato in “VE3”, un acceleratore di iniziative per mettere in azione imprenditoria, educazione e sviluppo come fattori abilitanti degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’agenda Onu 2030. La prima iniziativa è Esg, Entrepreneurship sports generation, una gara di startup sostenibili. Le due realtà italiane ID Factory di Martina Schiuma e Alia Insect Farm di Carlotta Totaro Fila che lunedì 15, dopo aver vinto la gara interna, competeranno a livello europeo «hanno un concetto molto chiaro di come toccare gli aspetti valoriali con il loro lavoro e con le loro idee. Hanno grande consapevolezza dell’impatto della loro azienda dal punto di vista della sostenibilità, compresa quella di creare posti di lavoro. Ci sono 500 milioni di persone a rischio povertà nel mondo; solo nel 2020, sono stati persi 3,5 trilioni di dollari di introiti da parte delle aziende ed è quindi fondamentale dare impulso all’imprenditoria giovanile».