L'obiettivo è trasformare il mondo. Già a questo punto, molti potrebbero avere la tentazione di storcere il naso e alzare gli occhi al cielo intuendo come tutte le migliori intenzioni potrebbero rimanere tali. C'è un "però". E cioè che questo traguardo che punta allo sviluppo sostenibile è contenuto nell'Agenda 2030, un accordo sottoscritto da 193 nazioni dell'Onu. Le basi solide ci sono, anche se gli scettici potrebbero ulteriormente tornare a alzare il "ditino" per far notare come il patto risalga a quasi sei anni fa. Anche se ovviamente l'esplosione della pandemia ha rallentato una serie di trasformazioni per favorirne altre, tra cui proprio una "svolta" sostenibile, il tema inizia a essere sulla bocca di tutti anche perché il tempo inizia a stringere. La risoluzione adottata dall'assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, infatti, si dava 15 anni di tempo per arrivare all'obiettivo ma sembra che nei prossimi nove ci debba essere uno sprint per raggiungere la metà.
Se si passa a osservare uno per uno i 17 obiettivi da perseguire, si capisce come il lavoro da fare sia mastodontico e che tutti siano coinvolti nella missione. Il primo punto è «porre fine a ogni forma di povertà nel mondo». Il secondo è strettamente connesso al precedente: «Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un'agricoltura sostenibile». Il terzo punto in programma è quello di «assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età». Continuando a scorrere l'elenco si spiega come si debba mirare a «fornire un'educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti». Quindi, il quinto obiettivo parla di «raggiungere l'uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze», tema quanto mai dibattuto anche nel nostro Paese. Il sesto punto è ambientale, «garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie». Poi la volontà è di «assicurare a tutti l'accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni». Quindi si parla di «incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti». Il nono obiettivo della lunga lista è «costruire un'infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile». Al decimo posto si descrive la riduzione dell'«ineguaglianza all'interno di e fra le nazioni». Ecco la centralità della sostenibilità nei prossimi obiettivi: «Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili» l'undicesimo; «garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo» il dodicesimo mentre il 13esimo obiettivo è «promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico». La lista prosegue: «Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile», Il 15esimo goal recita poi «proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre» e si procede verso la fine con «promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile» e «rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile». Per ogni macro-obiettivo c'è una serie di micro-target da raggiungere, sempre se si possa parlare di "micro" quando per la riduzione della povertà si vuole, ad esempio, «entro il 2030, ridurre almeno della metà la quota di cittadini che vivono in povertà in tutte le sue forme». Se è vero che il raggiungimento degli obiettivi è in capo alle politiche mondiali, ognuno può fare la sua parte come suggerisce il gioco "Guida per persone pigre per salvare il pianeta" disponibile sul sito dell'Onu.