Viacqua parte dalla montagna. Era tra le tematiche annunciate nello scorso speciale ed è entrato nella sua fase di realizzazione il progetto dell'ente gestore che si focalizza su questa zona particolarmente preziosa. Il cda di Viacqua ha infatti approvato il nuovo Piano di tutela delle risorse idriche di montagna, che prevede un investimento di 80 milioni di euro e l'apertura di più di 200 cantieri nella fascia pedemontana e montana gestita dall'ente. Questo, come spiega il presidente Giuseppe Castaman, per tutelare «le sorgenti che sono i nostri pozzi di petrolio per il futuro. I cambiamenti climatici portano infatti problemi di quantità e qualità dell'acqua. La crisi idrica non colpisce più a chilometri di distanza, ma nel nostro territorio e avere una pianificazione strutturata significa non rincorrere le emergenze, ma agire in modo organico in un territorio fragile come quello montano». Particolarmente prezioso anche per il fatto che le sorgenti in quota sono sottoposte a meno rischi d'inquinamento chimico. Ma i danni dovuti al cambiamento climatico sono ben visibili anche qui se dal tardo autunno 2021 alla fine di marzo di quest'anno, a causa dell'assenza di precipitazioni, alcune sorgenti di montagna strategicamente fondamentali per l'approvvigionamento idropotabile hanno registrato una riduzione di portata del 60%. E non stanno meglio i pozzi di pianura, che negli ultimi 50 anni, a causa del sovrasfruttamento, hanno visto un calo medio della falda di 2 metri. «Questo piano - continua Castaman - coinvolge 29 dei 68 comuni soci, ma è realizzato per tutta la comunità di Viacqua, per dare risposta a diverse esigenze e anche all'emergenza Pfas». Sei gli obiettivi: azioni predittive di conoscenza e ricerca, per studiare gli scenari e capire su quanta acqua potremo contare nei prossimi anni; potenziare il prelievo dalle fonti di montagna per salvaguardare quelle di pianura e migliorare la qualità dell'acqua; estensione del servizio d'acquedotto alle aree non servite; aumentare l'efficienza nell'uso e nella distribuzione dell'acqua potabile; potenziare le reti e interconnettere i sistemi acquedottistici; migliorare il sistema fognario, per la cui estensione saranno stanziati 25 milioni. Altri 17,5 milioni saranno invece destinati all'adeguamento delle reti e degli impianti di acquedotto, che andrà a incidere anche sull'obiettivo a breve termine: combattere la dispersione dell'acqua. «Ridurla è certamente un obiettivo - sottolinea Castaman - ma la nuova frontiera del settore idrico è non essere solo quelli che poggiano le reti, ma ragionare sugli approvvigionamenti e sul sistema integrato a 360 gradi. Questo piano, con i cantieri che apriranno, sarà anche un volano per l'economia e solo nel 2022 ci saranno lavori, non solo relativi a questo progetto, per 50 milioni di euro. Sostituire le reti, però, incide per il 9% sulle perdite, mentre è molto più significativa la gestione delle pressioni, che conta per un 30 per cento». Per il presidente, insomma, la gestione dell'acqua va ben oltre i tubi e riguarda un ragionamento molto più vasto. «È importante avere la consapevolezza che dietro la parola "acqua" non ci sono solo l'approvvigionamento, la potabilizzazione e la distribuzione, ma tutta una filiera che comprende anche la depurazione. C'è un sistema di ciclo integrato in cui la parola sostenibilità è fondamentale - conclude Castaman - perché siamo il presidio ambientale di una risorsa importantissima».
La tutela dell'acqua vale 200 cantieri
